• Il cervello come connettoma

    Le neuroscienze moderne non vedono più il cervello come un insieme di aree isolate, ma come una rete complessa di connessioni in continua trasformazione: il connettoma.
    Ogni pensiero, emozione o comportamento nasce dal dialogo tra regioni cerebrali che si connettono, si sincronizzano e si modificano nel tempo.
    Le neuroscienze computazionali ci aiutano a comprendere questi processi come flussi di informazione che attraversano la rete cerebrale, creando i fondamenti della mente e dello sviluppo.
    Da qui parte il nostro viaggio: “Dentro la mente che cresce”, per esplorare come il cervello costruisce conoscenza, emozione e identità.
    Nel prossimo post entreremo nel vivo: il cervello che cresce, un cantiere aperto di connessioni.

  • 0. Dentro la mente che cresce – Piccolo corso di neuroscienze cognitive e sociali dello sviluppo

    Piccolo corso di Neuroscienze cognitive e sociali dello sviluppo

    Perché nasce “Dentro la mente che cresce”?

    Nasce con una missione chiara: diffondere conoscenza scientifica sul funzionamento del cervello in crescita, rendendola accessibile, rigorosa e utile ai genitori e a chi lavora ogni giorno con bambini e adolescenti.

    La serie di post “Dentro la mente che cresce – Piccolo corso di neuroscienze cognitive e sociali dello sviluppo” nasce da questa esigenza: portare le neuroscienze fuori dai laboratori e dentro la vita reale, in un linguaggio comprensibile, empatico e fondato sui dati evidence-based.

    Il corso si ispira al modello delle neuroscienze computazionali, che vedono il cervello come un connettoma, una rete di connessioni dinamiche in cui ogni esperienza – un gesto, una parola, un’emozione – modifica la struttura stessa della mente.
    Capire questa rete significa comprendere come si costruiscono attenzione, memoria, linguaggio, emozioni e competenze sociali.

    Pubblicare i post serve, dunque, a:
    • Promuovere una cultura scientifica dello sviluppo, superando semplificazioni e miti;
     Raccogliere in un ordine coerente vari modelli e ricerche delle neuroscienze cognitive e sociali dello sviluppo;
    • Costruire ponti tra discipline: neuroscienze, psicologia, educazione e clinica;
    • Creare consapevolezza nei genitori, insegnanti e professionisti sul valore dell’intervento precoce e della relazione come strumento di crescita.

    Ogni post è un piccolo passo dentro la mente che cresce: un invito a vedere il bambino non come un insieme di difficoltà, ma come un sistema di potenzialità in connessione.

  • Il cervello come scienziato bayesiano

    Immagina che il nostro cervello sia come un ricercatore che formula ipotesi sul mondo. Non aspetta solo i dati, ma parte sempre da un’idea iniziale (priori): una previsione basata sull’esperienza passata.

    Quando arrivano nuove informazioni dai sensi, queste vengono confrontate con le ipotesi già esistenti. Se i dati confermano le aspettative, tutto fila liscio. Se invece c’è una discrepanza, il cervello aggiorna il modello interno, raffinando le sue previsioni.

    Questo processo, descritto dalla teoria bayesiana, si chiama predictive coding: un ciclo continuo di previsioni, errori e correzioni, con l’obiettivo di ridurre al minimo la sorpresa.

    In altre parole, non percepiamo il mondo così com’è, ma come una migliore ipotesi possibile, continuamente aggiornata.

    È così che riusciamo a muoverci in un ambiente complesso e incerto: il cervello non è un registratore passivo, ma un instancabile “scienziato” che cerca di anticipare ciò che accadrà.
    Ma cosa succede quando questo bilanciamento si altera?
    Schizofrenia
    In alcuni casi, le ipotesi “dall’alto” hanno troppo peso. Il cervello dà così tanta fiducia alle proprie aspettative che ignora le prove contrarie. Questo può spiegare, ad esempio, le allucinazioni: il mondo interno domina sull’evidenza sensoriale reale, portando a percepire voci o immagini che non ci sono.

    Autismo
    All’estremo opposto, nel cervello autistico sembra prevalere l’elaborazione “dal basso”: i dati sensoriali hanno più peso rispetto alle aspettative. Ogni piccola incongruenza con il modello interno genera un “errore di predizione” che richiede un aggiornamento. È per questo che:
    • rumori o stimoli che altri ignorano possono essere percepiti come travolgenti;
    • le routine diventano fondamentali per ridurre l’incertezza;
    • può essere difficile cogliere sfumature sociali o ironiche, perché ogni situazione viene elaborata come unica e non generalizzata.

    In sintesi, i modelli bayesiani ci aiutano a capire che schizofrenia e autismo non sono solo “disturbi” isolati, ma modi diversi in cui il cervello bilancia aspettative e realtà.

  • Che cosa sono i Social Skills Group?

    I Social Skills Groups (gruppi di abilità sociali) sono interventi psicoeducativi in cui bambini, adolescenti o adulti imparano e allenano competenze sociali fondamentali attraverso attività di gruppo, con la guida di un conduttore (psicologo, educatore, terapista).

    – Obiettivo
    Migliorare le capacità di interazione sociale, comunicazione e gestione delle emozioni, spesso in contesti di difficoltà come disturbi del neurosviluppo (ad esempio l’autismo, l’ADHD), ma utili anche in situazioni di fragilità emotiva o relazionale.

    – Caratteristiche principali
    • Contesto protetto: piccolo gruppo con regole chiare e un setting strutturato.
    • Apprendimento pratico: simulazioni, giochi di ruolo, attività cooperative, esercizi di problem solving.
    • Feedback immediato: il conduttore e i pari danno rinforzi e suggerimenti in tempo reale.
    • Generalizzazione: le abilità acquisite vengono collegate a situazioni quotidiane (scuola, famiglia, amici).

    – Abilità allenate (esempi)
    • Iniziare e mantenere una conversazione
    • Ascoltare attivamente ed esprimere emozioni
    • Collaborare e condividere
    • Risolvere conflitti
    • Riconoscere e rispettare le regole sociali
    • Gestire frustrazione, ansia o rabbia in interazioni con altri

    In pratica, i social skills groups sono “palestra sociale” dove, attraverso esercizi e relazioni guidate, si rafforzano competenze che migliorano il benessere personale e l’inclusione.

    Dr. Giuseppe Doneddu

  • CHE COS’E’

    APPRENDIMENTO SOCIO E EMOTIVO (SOCIAL AND EMOTIONAL LEARNING)

    L’apprendimento sociale ed emotivo (dall’inglese “Social and Emotional Learning”) è “il processo attraverso il quale i giovani e gli adulti acquisiscono e applicano conoscenze, abilità e mostrano atteggiamenti orientati a sviluppare la propria identità i modo sano, gestiscono le emozioni e raggiungono obiettivi personali e collettivi, provano e mostrano empatia per gli altri, stabiliscono e mantengono relazioni supportive e si assumono responsabilità e decisioni che tengono conto anche dei bisogni altrui e delle conseguenze dei propri comportamenti sugli altri individui” (Cavioni & Grazzani, 2023).
         Il termine è stato introdotto prima volta dal Fetzer Institute nel 1994 per riunire in un’unica definizione una varietà di programmi d’intervento veicolati dalle scuole per la promozione del benessere psicologico e per sostenere la costruzione di relazioni positive tra gli studenti nell’intero ciclo di vita. 

         In seguito fu fondato il gruppo di ricerca “Collaborative for Academic, Social and Emotional Learning”, al fine di promuovere, coordinare e dare fondamento scientifico a livello internazionale a tali programmi d’intervento.( Fonte Wikipedia).

    Secondo la definizione più diffusa (Collaborative for Academic, Social and Emotional Learning – CASEL) si articola in 5 aree di competenza:

    CONSAPEVOLZZA DI SÉ – Riconoscere le proprie emozioni, pensieri, punti di forza e limiti.

    AUTOGESTIONE – Regolare emozioni e comportamenti, gestire lo stress, stabilire e raggiungere obiettivi.

    CONSAPEVOLZZA SOCIALE – Comprendere il punto di vista e le emozioni degli altri, mostrare empatia e rispetto.

    ABILITÀ RELAZIONALI – Comunicare in modo chiaro, collaborare, risolvere conflitti in maniera costruttiva.

    DECISIONI RESPONSABILI – Compiere scelte etiche e sicure, valutando conseguenze e benessere proprio e altrui.

    Il SEL è un approccio che integra le competenze socio-emotive nel contesto scolastico e comunitario,con effetti positivi su benessere, apprendimento, prevenzione del disagio e inclusione.

    Dr. Giuseppe Doneddu

  • Che cosa sono le learning disabilities?

    Con il termine learning disabilities si fa riferimento a quel gruppo eterogeneo di disturbi in cui si manifestano difficoltà nell’acquisizione e nell’uso delle abilità di ascolto nell’espressione orale, lettura, ragionamento e matematica; e che sono causati da disfunzioni a carico della connettività tra le regioni del cervello umano (Hammill, 1990).

    Il primo a proporre una definizione di learning disabilities fu Kirk nel 1962. Tale definizione fu ufficializzata al primo meeting della ACLD di Chicago del 1963.

    Si parla di BES come di una categoria pedagogica e non diagnostica, di cui fanno parte alcune tipologie di disturbi che necessitano di un supporto educativo specifico:

    Disabilità generale (legge 104/92 e in parte Funzionamento intellettivo limite);

    Disturbi evolutivi specifici (DSA, ADHD, DSL, Disturbo coordinazione motorio ecc, Funzionamento intellettivo limite);

    Svantaggio socioeconomico, linguistico e culturale.

    Cornoldi nel 1991 decise di tradurre questa espressione con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. La sigla DSA sta per «disturbi specifici dell’apprendimento». Si tratta di una categoria clinica omogenea, cronica ed evolutiva che coinvolge uno specifico dominio di abilità, lasciando inalterato il funzionamento intellettivo generale.

  • VALUTAZIONE E DIAGNOSI DEI DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO

    Dr. Giuseppe Doneddu

  • Autismo

    L’autismo come uno dei tanti disturbi del neurosviluppo e appartiene a una categoria più ampia di queste condizioni. L’autismo è una condizione neuroevolutiva complessa. La complessità dell’autismo riflette diversi aspetti concettualmente distinti, utili per comprendere i bisogni di ogni singolo individuo autistico. Per questo motivo, piuttosto che seguire un approccio tradizionale alle descrizioni della pratica clinica che iniziano con screening, valutazione e diagnosi per poi passare agli interventi, sottolineiamo innanzitutto l’importanza di valorizzare la diversità e altri tre temi che sono fondamentali per una migliore comprensione della vita e dei bisogni di tutte le persone autistiche: eterogeneità, potenziale di cambiamento e sistemi di assistenza.

    Eterogeneità

    Il termine eterogeneità descrive i modi in cui l’autismo si manifesta in modo diverso tra le persone affette dalla condizione e all’interno degli stessi individui nel corso della vita. L’eterogeneità si riferisce all’osservazione di lunga data che le differenze individuali nell’eziologia, nella presentazione clinica e nei bisogni di cura dell’autismo variano nel tempo.  La presentazione dell’autismo cambia nel tempo, richiedendo interventi diversi nell’arco della vita, dal momento del primo interessamento fino all’età adulta. Non riconoscere l’eterogeneità dell’autismo può influire negativamente sulla consapevolezza pubblica, sulla valutazione e sulla diagnosi, sulla gestione clinica, sull’accesso ai servizi, sulle politiche pubbliche e sull’equità.

    Potenziale di cambiamento

    Inizialmente si credeva che l’autismo fosse un disturbo del neurosviluppo intrattabile con poche opzioni terapeutiche efficaci, ma sta emergendo una visione più ottimistica. Revisioni sistematiche e meta-analisi di studi di intervento su bambini piccoli con autismo, pubblicate negli ultimi 10 anni, hanno identificato interventi psicosociali basati sull’evidenza che, se condotti in studi universitari  di alta qualità in comunità ad alto reddito, hanno prodotto cambiamenti che potrebbero mitigare l’influenza dell’autismo sullo sviluppo di numerose persone. Inoltre, la ricerca longitudinale suggerisce che alcuni individui possono compensare le difficoltà associate all’autismo in modi che portano a risultati molto positivi. Sebbene non tutte le persone cambino nella stessa misura, le persone con autismo profondo possono vivere una vita con contatti sociali, attività significative e indipendenza in numerose competenze. Di conseguenza, la questione non è più se il cambiamento e il miglioramento siano possibili per le persone con autismo, ma piuttosto quali fattori consentano loro di vivere una vita positiva e appagante, quali siano gli elementi chiave di interventi efficaci e quali siano le barriere microambientali e macroambientali al cambiamento per gli individui autistici.

    Sistemi di assistenza

    Generalmente l’identità della persona autistica come utente di servizi è poco considerata. Definiamo il sistema di assistenza in modo ampio, includendo l’insieme di servizi sanitari, educativi, di assistenza sociale, occupazionali, finanziari e di sicurezza sociale, comprese le reti o relazioni informali, a cui le famiglie e le persone autistiche potenzialmente hanno accesso in una determinata comunità. Questa definizione include sia i sistemi sanitari e di istruzione generali sia i sistemi, i programmi o i benefici rivolti alle persone con disabilità o bisogni speciali. Cambiare i sistemi di   assistenza può migliorare i risultati per molte più persone autistiche rispetto al concentrarsi esclusivamente sui singoli individui.

    Dr. Giuseppe Doneddu

  • I DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO

    I disturbi del neurosviluppo costituiscono un gruppo di condizioni sovrapposte, caratterizzate da un esordio
    precoce di difficoltà in diversi domini dello sviluppo, che si traducono in compromissioni funzionali. Le
    difficoltà del neurosviluppo variano da specifiche a pervasive, e interessano le capacità motorie,
    linguistiche, di apprendimento, adattive e di comunicazione sociale, nonché la regolazione dell’attenzione,
    dell’attività, degli impulsi e delle emozioni. Sottogruppi diagnostici come l’autismo, il disturbo da deficit di
    attenzione e iperattività e la disabilità intellettiva si distinguono tra loro in base al profilo di punti di forza e
    difficoltà in queste dimensioni del neurosviluppo, sebbene sia evidente una notevole sovrapposizione
    neurobiologica e fenotipica. Il funzionamento di un individuo può variare ampiamente all’interno e tra
    queste dimensioni, e i profili di punti di forza e di debolezza possono cambiare con l’età, le richieste
    contestuali e gli interventi. Gli individui autistici richiedono interventi diversi (e talvolta adattati) che si
    sovrappongono a quelli per gli individui con altri disturbi del neurosviluppo (ad esempio, interventi mediati
    dai genitori orientati alla comunicazione per bambini piccoli con autismo e ritardo del linguaggio; farmaci
    stimolanti per un bambino con autismo e disturbo da deficit di attenzione e iperattività; o terapia cognitivo-
    comportamentale modificata per un adolescente con autismo e ansia).

    Dr. Giuseppe Doneddu

  • Giornata Mondiale della Consapevolezza sul Autismo

    In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, il Comune di Pula ospiterà un evento dedicato a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ai Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) e alla loro inclusione sociale.

    Siamo lieti di annunciare la partecipazione della Dott.ssa Noemi Limbardi, psicologa dello sviluppo, che interverrà come relatrice durante l’incontro. La Dott.ssa Limbardi, che collabora attivamente con il CARE Centro Autismo Servizi per la Ricerca e l’Empowerment di Cagliari, condividerà la sua esperienza e le sue conoscenze nel campo dei Disturbi dello Spettro dell’Autismo, concentrandosi su strategie di intervento, supporto alle famiglie e percorsi di inclusione scolastica e sociale.

    Durante l’evento, sarà possibile approfondire tematiche cruciali per la comprensione dell’autismo, esplorando le migliori pratiche per favorire le nuove opportunità e il benessere delle persone con autismo.

    Dettagli dell’evento:

    •⁠ ⁠Data e ora: 2 aprile 2025, dalle 17:30 alle 20:00
    •⁠ ⁠Luogo: Comune di Pula, Pula (CA)
    •⁠ ⁠Partecipazione: Gratuita, con evento trasmesso in diretta.

    Per partecipare all’evento, potete informarci inviando un’email a info@comune.pula.ca.it o chiamando il numero 070 9249000.

    Unisciti a noi per una giornata di riflessione, consapevolezza e impegno verso una società più inclusiva e accogliente per tutte le persone con Autismo.